Sergio Dalmasso storico del movimento operaio. QUADERNI CIPEC e Altri Scritti
  

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Contro la guerra permanente  2006   Torna alle categorie

Contro la guerra permanente

Contro la guerra permanente

La morte è tornata a colpire:

  •  a Londra, città interetnica
  •  a Sharm el Sheick, luogo dove il turismo occidentale entra in contatto con il mondo arabo.

La guerra e il terrorismo puntano a produrre o a moltiplicare il “conflitto di civiltà”, a creare una divisione del mondo tra bene e male.

E’ chiaro come fosse illusione quella di chi ha sperato che la guerra scomparisse dal nostro orizzonte con la scomparsa dell’URSS e il crollo dei regimi socialisti nell’est europeo. La prima guerra del Golfo (1.991) e quelle successive in Jugoslavia (1.999), Afganistan (2.001) e ancora Irak, oltre alle migliaia di conflitti locali di cui non si parla neppure, dimostrano quanto la guerra accompagni ogni giorno la vita di centinaia di milioni di uomini e donne e si sia trasformata in strumento per ridefinire gli equilibri e il nuovo governo del mondo: gli stessi aggettivi preventiva, permanente, perpetuasarebbero stati impensabili pochi anni fa.

Ripristinare  il conflitto armato (anche con l’uso- per ora limitato- di armi atomiche), superare- se non  cancellare- l’ONU, estendere i compiti della NATO, dare a pochi (forse solo uno) paesi il diritto imperiale di decidere per il mondo intero sono state e sono le parole d’ordine “vincenti” negli ultimi anni, ancor più dopo il drammatico attentato terroristico dell’11 settembre 2001.

Nessuno ha compreso che questa scelta avrebbe comportato conseguenze drammatiche anche per il mondo occidentale. Si pensava che la guerra:

  •  avrebbe riguardato solo altri paesi e non avrebbe toccato il nostro mondo, ricco e sicuro.Solamente ora, dopo il dramma di Londra, si comprende che anche le nostre città e non solo Bagdad, Belgrado e Kabul sono a rischio.
  •  Avvenisse con una informazione del tutto manipolata (chi parla degli interessi che riguardano il controllo del petrolio? Chi ci dice che cosa è successo a Falluja?). Invece, qualche cosa è sfuggito al controllo, dalla tragica conclusione del rapimento Sgrena alla denuncia delle torture, non più denunciate solamente da piccole minoranze. E’ stato devastante l’impatto di queste sul mondo arabo a cui l’occidentale si presenta unicamente come colonialista e torturatore.
  •  Fosse del tutto asimmetrica, a causa dell’enorme (mai vissuto nella storia di millenni) squilibrio militare e tecnologico. I kamikaze, frutto di una ideologia impazzita, ma anche della disperazione, costituiscono una variante del tutto imprevista.
  •  Non avrebbe assunto connotazioni religiose. A livello simbolico, siamo invece ad una guerra di religione e il nemico è sempre più identificato nell’islamico.

Tutte le ipotesi e le premesse sono, quindi, state cancellate dai fatti.

La sola speranza che ha un mondo sempre più a rischio di un conflitto generalizzato, oltre che dell’irreversibile aggravarsi dell’emergenza ambientale è quella di un rovesciamento delle attuali scelte che porti ad una reale convivenza tra i popoli, ad un negoziato che abbia come centro il futuro del mondo, ad una equa ripartizione delle risorse, iniziando da quelle energetiche.

Anche le tragedie “naturali” degli ultimi mesi dovrebbero aprire gli occhi pure ai ciechi.

 

 

Dall’assestamento al Bilancio 2.006.

 

L’assestamento di bilancio è figlio del bilancio precedente impostato da un giunta e da una maggioranza diverse da quella attuale. E’ figlio anche delle grave difficoltà finanziarie in cui la Regione vive e che toccano numerosi settori (il più eclatante quello della sanità).

Il nostro voto favorevole, in commissione ed in aula, si accompagna:

  •  alla segnalazione di numerosi casi in cui tagli di spesa o slittamenti si rivelano dolorosi: fra tutti quelli per alcune voci della cultura.
  •  All’impegno perché da subito si proceda ad alcune correzioni su stato sociale, diritto allo studio, scuola, circoli giovanili, strutture culturali decentrate
  •  Ad una attenzione sul caso FIAT. L’accordo presenta aspetti positivi, ma deve garantire certezze occupazionali, un piano industriale ad oggi mancante, garanzie sull’utilizzo delle aree, il rientro in produzione dei cassintegrati.
  •  Alle proposte per la stesura del bilancio 2006 che deve iniziare ad affrontare i grossi nodi strutturali ed ambientali, ma soprattutto il malessere sociale profondo (disoccupazione, disagio giovanile, anziani, lavoro precario, handicap) che settori sempre maggiori di popolazione vivono. Su questo si giocherà la caratterizzazione di una maggioranza progressista e popolare che deve candidarsi anche a vincere le prossime elezioni politiche.

Sergio Dalmasso.